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08 marzo 2011

VICO EQUENSE – Antonio Irlando: “Le zone archeologiche di Vico Equense diventino un impegno serio della futura amministrazione. Inutile parlare di valorizzazione senza tutela e conservazione.”

Antonio Irlando, cittadino di Vico Equenze, architetto e urbanista, appassionato difensore dei beni culturali, esprime il suo rammarico sulla mancanza di attenzione istituzionale verso l’immenso patrimonio storico-artistico italiano. Nel quale inserisce anche quello di Vico Equense, fino ad oggi molto trascurato anche dalle amministrazioni che hanno governato la città.
Recentemente il sindaco Gennaro Cinque, alla fine del suo mandato elettorale e in vista delle amministrative del prossimo mese di maggio, ha finalmente parlato della valorizzazione delle zone archeologiche del territorio che potrebbero fare da volano per lo sviluppo delle attività turistiche. Irlando ha tenuto, però, a sottolineare che prima di valorizzare si devono
recuperare i siti di interesse archeologico fino ad oggi lasciati nel degrado assoluto.
Architetto Irlando, lei ha trovato da ridire, sul quotidiano Metropolis, riguardo alle recenti affermazioni del Sindaco Gennaro Cinque sulla valorizzazione dei siti archeologici di Vico Equense. Cosa non la convince?
"Non ho trovato da ridire, quanto piuttosto ho offerto una riflessione, spero utile e gradita sulle sorti del “nostro” patrimonio archeologico. Mi è sembrato utile richiamare l’attenzione sul fatto che piuttosto che parlare astrattamente di “valorizzazione”, attività utile e necessaria ma complementare, occorre prima concentrare risorse e passioni su azioni di tutela e conservazione di quanto già alla luce. I resti della villa romana del Pezzolo sono in uno stato pietoso, cosi come quelli di Pacognano e di altri siti. Che cosa valorizziamo le macerie e i siti discarica? Ritengo più utile per il patrimonio culturale e la città di Vico Equense, conservare bene quanto risiede sul territorio con azioni di cui deve finalmente farsi carico il Comune, d’intesa con la soprintendenza, cosi come si adopera per un’opera pubblica. Infatti, dopo che il Governo ha ridotto allo 0,19% del bilancio dello Stato la disponibilità del Mibac e il consiglio superiore dei beni culturali ha spiegato che il Ministero non è in grado di assicurare la tutela, al Sindaco Gennaro Cinque dobbiamo riconoscere almeno la buona volontà di aver ricordato con questa iniziativa che a Vico Equense vi è un patrimonio archeologico che merita attenzione. Come ricordato da più parti, l’Italia ha una sola ricchezza ed è il proprio patrimonio storico-artistico che, nella considerazione governativa vale meno delle sole “auto blù” che assorbono un bilancio statale tre volte superiore a quanto si spende attualmente per la cultura. Ovviamente di tutto questo il mondo intero ci biasima e ci deride e, senza dubbio, le future generazioni ci malediranno!"
Quanto potrebbe incidere il recupero dei siti archeologici sullo sviluppo di un turismo di qualità?
"Ovviamente tantissimo. Ma non riguarda il turismo di “qualità”, quanto semplicemente, “il turismo”, l’unica industria italiana di cui possediamo le materie prime. Però è necessario prendere coscienza ed agire rapidamente per la conservazione del patrimonio culturale che è nelle nostre mani. Scavi archeologici, centri storici, ambiente naturale, e tante irripetibili opere d’arte, frutto della secolare creatività nazionale, sono l’unica vera e non clonabile risorsa dell’Italia (e di Vico Equense). Non possono essere ancora vergognosamente umiliate. Interessante il libro-inchiesta “Vandali, assalto alle bellezze d’Italia” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, a cui con piacere ho offerto la mia collaborazione, nel quale si spiegano molto bene proprio queste cose."
Lei ha scritto “Vico Equense, che bellezza!” un libro utile e ben illustrato per scoprire le bellezze storiche, culturali e ambientali della città. Purtroppo questi aspetti non sembrano essere il principale interesse dell’attuale amministrazione. Lei che consigli darebbe per il futuro?
"Di solito i consigli si danno a chi li vuol ricevere. Il sindaco Cinque, anche se solo alla fine del suo mandato, ha fatto bene ad attivare una procedura di attenzione del Comune verso la necessità di occuparsi del patrimonio archeologico aequano. Mi auguro che non sia solo uno spot contingente. Cosi come mi auguro che ogni futura amministrazione comunale si occupi prima della conservazione e poi della valorizzazione del patrimonio culturale comunale. Dovrà farlo come impegno prioritario, utile, serio e duraturo, non come una velleitaria azione, quasi sempre sterile ed inutile, percepita dai cittadini come uno spreco." (Maria D’Ordia)


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